IL PUNTO DI LUCIANO ZANINI
L’ESPULSIONE DI ROSSI FA INCAVOLARE EUPALLA…
Doveva essere la grande partita del “o la và o la spacca”, nel senso che bisognava vincere e poi ne parliamo, e non certo una gara-disfatta che chiude il campionato in maniera brutta. Tanto brutta. Mi avevano un po’ sorpreso in settimana alcune dichiarazioni di addetti ai lavori, ma anche di tifosi, che esprimevano grande ottimismo per questa nostra ultima prova del torneo di serie C. Sembrava possibile, quasi certo, alla portata del Lane, riuscire a capovolgere la situazione che dava il Padova ultra favorito nel rush finale. Personalmente – per quello che vale – avevo escluso questa possibilità dando al 99% la conclusione a favore dei biancoscudati, con un solo 1% a nostro favore, per rispetto nei confronti delle insondabili interferenze della dea Eupalla, presente a Trento. O, per chi non ci crede, per qualche scherzo del destino. Era però ovvio che ogni discorso superottimistico (sconfitta del Padova) doveva essere accompagnato alla fine da un solo risultato: la vittoria a Trento. Di misura, di fortuna, casuale, di goleada: non importa come! Essenziale vincerla. E invece? Invece la sorpresa è stata quella del tracollo totale dei biancorossi. Un voltafaccia che non ti aspetti, un capitombolo che ferisce i tifosi biancorossi. Può capitare di perdere una gara, certo! Non può però accadere che Fausto Rossi – investito tra l’altro del ruolo di capitano dopo l’uscita di Ronaldo per infortunio -, avendo già buscato un’ammonizione in precedenza, ed essendo oltretutto giocatore di vasta esperienza, commetta un fallo a centrocampo, anzi due, facendosi così espellere per doppio cartellino giallo. Lasciando in dieci la squadra, che cominciava a crederci dopo aver agguantato il pareggio, nonostante il forfait di Ronaldo. Una leggerezza fatale quella del capitano biancorosso che ha certamente infastidito la dea Eupalla, tanto da abbandonare Vecchi e compagni al loro destino. Ad una sconfitta sonante e sonora che ammette ben poche giustificazioni. Frutto di una prestazione più che deludente, direi negativa da ogni punto di vista. A cominciare dal risultato in sé, visto che un secco 3 a 0 da una squadra tutto sommato non trascendentale come il Trento, la dice lunga e non ha bisogno di ulteriori commenti: in campo il buon Anastasia, autore di una grande doppietta, pareva un giocatore di serie A. Se poi pensiamo che il risultato finale uscito dal Briamasco avrebbe potuto assumere contorni disastrosi, vedi un 4 o un 5 a zero, beh allora c’è poco da stare allegri. Qualcuno può legittimamente obiettare che a fine stagione càpitano spesso sorprese o goleade assurde (vedi appunto la Triestina che venerdì scorso ha massacrato il Novara per 6 a 0), ma questo non doveva certo essere il caso nostro. Avevamo il dovere di dare tutto in quest’ultima gara per le note ragioni. C’era da passare in vantaggio al più presto per tenere sulla corda i padovani e farli innervosire; c’era da rendere felici le migliaia di tifosi del Lane che non meritavano un finale del genere; c’era da regalare la vittoria sul campo ai circa mille tifosi arrivati a Trento per dare fiato alla speranza del sorpasso. Niente di tutto questo è avvenuto, ma ciò che preoccupa è la situazione psicofisica della squadra, apparsa sgonfiata, scarica, senza adrenalina. Ci aspettano i playoff e non voglio nemmeno pensare lontanamente che il Vicenza si presenterà in queste condizioni. Anche il Trento, tanto per dire, ha giocato 38 partite con relativa fatica e stress, ma la squadra dell’ex-Cappelletti ha sciorinato un bel gioco, senza timori reverenziali, mostrando di essere in buona forma fisica e psicologica. Ci aspettano dunque i playoff con poche partite, ma tutte toste, dove a prevalere sarà la formazione più in forma. Per farlo, il Lane dovrà far dimenticare sul campo la brutta caduta trentina e rispondere alle aspettative fiduciose dei tifosi giocando con altra testa, grinta e organizzazione di gioco.
Addio sogni di gloria per ora …
E’ durato poco il sogno di mezza primavera del Lane. Quel punticino guadagnato sul Padova, dopo aver attraversato il deserto dei dieci punti di distacco, appariva come una fonte di luce e di speranza per i tifosi biancorossi. Una luce che si è spenta in maniera brusca e definitiva al Gavagnin- Nocini di Verona sotto i colpi letali della Virtus Verona. Troppo doloroso quello stop imprevisto. Anche la stessa modalità della sconfitta subìta per mano dei veronesi, ossia il gol all’ultimo minuto, quando bene o male il pareggio sembrava il risultato conclusivo, può aver dato la botta di grazia al morale delle truppe biancorosse. Nel giro di una sola partita, passare dalla testa della classifica al vecchio abituale ruolo di inseguitrice, deve aver lasciato un segno niente male nei giocatori del Lane. Basti ricordare la successiva partita casalinga contro la Clodiense, ultima della classe e già retrocessa, quando, sul gol dei chioggiotti ad un quarto d’ora dalla fine (2 a 1), l’incontro si è riaperto mettendo in seria difficoltà i biancorossi, che hanno rischiato in più occasioni di farsi inchiodare sul pari. Insomma queste ultime partite, prese nel loro insieme (vedi anche quella contro il Caldiero) hanno fatto registrare un netto calo della squadra che, sicuramente, ha pagato dazio nella sua rincorsa al vertice. Va detto peraltro, per obiettività, che da questo punto di vista non è che il Padova abbia giganteggiato nel girone di ritorno e nelle ultime partite. Ha perso l’imbattibilità e varie partite, dimostrandosi non certo superiore al Vicenza. Diciamo che ha vinto per aver messo in cascina molto più fieno nel girone d’andata, facendoselo bastare sino all’ultimo minuto. Comunque, ora il dado è tratto: vanno fatti sportivamente i complimenti a mister Andreoletti e ai suoi ragazzi per il successo del Padova che – bisogna ammetterlo – l’aveva inseguito con grande determinazione da anni (ricordiamo qualche partita sfortunata dei biancoscudati giunti alla disputa di un paio di finali). Se guardiamo con occhio sereno la classifica dopo 38 giornate, appare chiaro che questo campionato, sia stato esclusivamente un duello tra cugini. Padova e Vicenza – al di là delle recriminazioni che si possono fare per questa o quella vittoria mancata – sono state assolutamente superiori in ogni senso. La stessa Feralpi Salò, retrocessa dalla serie B, che doveva recitare il ruolo di terzo incomodo non ha certo dato fastidio alle due battistrada, se non in occasione delle due vittorie di prestigio ottenute proprio contro Padova e Lane. Vittorie di prestigio ma non significative per la classifica.
L’importanza di indossare la maglia biancorossa
Volendo essere ottimisti – e confidando nel costruttivo periodo di relativa vacatio che ci separa dallo scendere in campo nei playoff per la fase nazionale contro avversari affamati di vittoria – possiamo pensare che mister Vecchi, sicuramente sorpreso pure lui dalle ultime prestazioni della squadra, stia già pianificando al meglio la relativa adeguata preparazione per non incorrere mai più in partite sciagurate come quella del Briamasco di Trento. Se può capitare una giornata del genere, la cosa però non deve ripetersi. Si tratta di iniziare un nuovo minicampionato, avendo a proprio favore più tempo rispetto alla stragrande maggioranza delle tante altre formazioni, che si giocano prima del 18 maggio le proprie chances. Ammetto che in questi playoff i pronostici sembrano fatti apposta per sbagliarli, per cui non vale la pena di farci sopra tanti ricami. Ciò che conterà saranno invece le stesse cose di sempre: aver recuperato al meglio forma fisica e psicologica, aver voglia di vincere senza se e senza ma, saper adottare la giusta tattica a seconda di chi si ha di fronte, sfruttare le opportunità offerte dal giocare prima fuori casa e poi al Menti. E’ tutto? Nooo. La cosa più importante è la piena consapevolezza dei singoli giocatori di indossare la maglia biancorossa del Lanerossi Vicenza, ossia di una delle squadre più gloriose d’Italia, da onorare dando tutto in campo sino all’ultimo e più ancora.
A Trento senza sufficienze
A questo punto passa pure la voglia di parlare della partita di Trento, di venerdì scorso, con relativa vittoria secca degli aquilotti per 3 a 0. Non rimane che archiviarla come una pagina nera e finisce lì. Magari ci sarebbe pure da applicare (solo) un paio di sufficienze tra i biancorossi, ma poi in realtà sarebbero risicate, confinanti con l’insufficenza. Da Confente, che ha mostrato in questa partita alcuni limiti decisivi, al centrocampo che non ha saputo fare la sua parte (va sottolineato a proposito che l’infortunio di Ronaldo ha arrecato un bel danno alla squadra, visto anche quello che è successo con Fausto Rossi subentrato al suo posto) lasciandosi infilare più volte da Anastasia e compagni, sino all’attacco dimostratosi addirittura inesistente nel secondo tempo. Una partita, quindi, senza sufficienze per noi, e ciò di per sé dice tutto. Il Trento ha fatto la sua gara mettendo in evidenza il già citato Anastasia, cui è stata concessa la sua giornata di gloria, peraltro meritata sul campo. Un plauso va anche ai suoi compagni che hanno giocato in maniera aperta, senza paura, ed esprimendo un bel gioco d’insieme. Vedremo cosa farà nei playoff.

Foto Sartore
Grande Arzignano: acciuffa i playoff nell’ultima partita
Se Vicenza piange (speriamo sorrida in maggio), ride invece l’Arzignano Valchiampo che è come avesse vinto il campionato. La squadra vicentina del presidente Chilese che, ancora una volta, ha stupìto favorevolmente un po’ tutti arrivando a cogliere il prestigioso traguardo sul fotofinish. Tanto più importante quando si ricordi la situazione disastrosa, da ultima in classifica, in cui versava nella prima parte del torneo. E proprio quando cominciavano a volteggiare neri avvoltoi lungo la valle dell’Agno, ecco la decisione di un presidente che sa decidere, conoscendo tutto della sua società e della sua squadra. Richiamo di mister Bianchini sulla panchina e gradualmente le cose da nere passano al… bianco! Recupero della classifica graduale e poi – quando sembrava impossibile – grande balzo decisivo. Congratulazioni.
Luciano Zanini