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Massimo Brendolin: copio ma non incollo…

 

Intervista di Francesco Andreotti

Conta un nuovo iscritto il circolo elitario di calciatori/allenatori in grado di vincere il trofeo Berto in entrambe le vesti. Si tratta di Massimo Brendolin, che ha sollevato la prestigiosa coppa dedicata al campionato juniores provinciale dopo aver battuto ai rigori il Due Monti pigliatutto.

Da circa 17 anni sui campi di calcio, dopo essere partito dal Quinto, con cui colleziona una finale persa nella categoria Giovanissimi e un secondo posto con gli Allievi, passa dapprima all’Atletico Vi Est, poi al Grumolo, al fu Le Torri (vittoria del campionato Juniores e finale provinciale), al Berton Bolzano, sebbene i due anni in granata siano stati pesantemente influenzati dal Covid ed infine ritorna a casa, centrando un altro secondo posto, questa volta con la Juniores biancorossa. Fresco del successo ottenuto, si concede volentieri ai nostri microfoni:” Quest’anno siamo andati ben oltre le aspettative. Abbiamo concluso il campionato al quinto posto e vinto il Berto. Per quanto riguarda il mio arrivo al Pedezzi, sono stato contattato verso fine giugno dalla società, che mi ha illustrato il programma per ripartire dopo il penultimo posto della stagione precedente. Siccome mi piacciono molto le scommesse, ho deciso di accettare e firmare. Ho trovato fin da subito un ambiente sereno in cui lavorare, molto familiare e un gruppo di ragazzi meraviglioso. Abbiamo concluso il girone d’andata al secondo posto, a tre punti dalla capolista. A causa di numerosi infortuni nel girone di ritorno abbiamo subito un calo che ci ha portati comunque a raggiungere il quinto posto finale. La squadra ha mostrato carattere crescendo notevolmente nell’arco della stagione dal punto di vista tecnico e tattico. La bravura dei ragazzi sta nell’essere ripartiti da zero una volta finito il campionato, prendendo il Berto come un mini campionato e trasformando le difficoltà in opportunità.”

Mister Brendolin

Per quanto riguarda il suo futuro il mister dice questo:” In futuro c’è sicuramente la voglia di guidare una prima squadra, magari formata da un gruppo giovane. Comunque si vedrà, tempo al tempo. La cosa che posso dire invece è che mi sono trovato bene in qualunque società io abbia allenato. Mi innamoro della squadra che alleno e mi dedico completamente per raggiungere gli obiettivi prefissati. A Quinto ho fatto molti anni, partendo dagli esordienti e concludendo con la Juniores ma non ho una preferenza particolare. Ogni anno è importante per diversi motivi, compreso l’ultimo che mi ha dato grandi soddisfazioni, grazie ad un gruppo di ragazzi splendidi ed educati.” Anche sull’idea di gioco Brendolin ha le idee chiare:” Sono sempre stato contrario al copia e incolla. Mi piace prendere spunto dagli esercizi che reputo interessanti ma modificarli in base alla capacità che voglio allenare. Non ho un modello di riferimento, sono convinto che si debba prendere spunto da qualsiasi allenatore professionistico perché ognuno di loro ha un modo diverso di vedere il calcio e le partite. Il Covid ha in due indebolito il calcio giovanile, l’unico consiglio che mi sento di dare è di insistere sulla tecnica di base nei vari settori giovanili per permettere a chi arriva in Prima squadra di fare bene perché è difficile correggere dopo determinati aspetti e dare gli step giusti alle varie categorie.” Parole al miele verso i suoi collaboratori:” Ho avuto la fortuna di fare quasi tutte le annate con i miei fidati assistenti. Quest’anno ero affiancato da Nicola Zanirato, ex mio giocatore a Quinto e al Le Torri e dall’immancabile Alessandro Migliorini. Per me i viceallenatori non devono essere soltanto dei semplici porta cinesini, devono essere mister che lavorano con te con voglia ed entusiasmo. Le idee devono andare nella stessa direzione ma durante la partita, ad esempio, non faccio mai un cambio senza prima essermi consultato con Nicola e Alessandro.

Brendolin

Senza un buono staff gli allenatori non vanno da nessuna parte, devono bensì avere collaboratori desiderosi di agire e giocatori disposti a seguirti.” Prosegue Brendolin:” Sono dell’idea che noi, prima di essere allenatori, siamo educatori. Devi essere bravo a farti seguire dai ragazzi, a non annoiarli. Quest’anno, come ho già detto, sono stato fortunato ad avere un gruppo di giovani educati, pronti a tutto per il bene della squadra. Faccio un esempio: a maggio, a campionato ormai finito, abbiamo fatto un allenamento sotto il diluvio. Si sono presentati ben 22 calciatori, nonostante le condizioni metereologiche avverse. La coesione è stata sicuramente il punto forte della squadra. Ho messo solamente tre regole ad inizio anno, che sono state rispettate. Per il resto, spazio al calcio e al divertimento. Nel loro spogliatoio entravo solamente il sabato per parlare e leggere la formazione perché l’ho sempre ritenuto uno spazio intimo dedicato ai ragazzi.” La sua idea di calcio non è affatto sconosciuta ai più, presente nel libro: “Il mio calcio, copio ma non incollo”, da qui il titolo dell’articolo:” Quando giocavo a calcio non mi piaceva girare il campo. Adesso, nei miei allenamenti, la palla ha un ruolo fondamentale. Tramite essa, vado a migliorare determinati aspetti del gioco. Una parola chiave per me è intensità: senza di questa, il giocatore non si prepara sufficientemente. Voglio che i miei ragazzi si allenino faticando ma divertendosi. Il calciatore deve entrare in campo con il sorriso sulle labbra ed uscire dal campo sempre con il sorriso. Nella mia carriera ho avuto molti giocatori forti ma non mi piace mai parlare del singolo, preferisco parlare del collettivo, del gruppo.” Per chiudere, il sogno nel cassetto:” C’è sicuramente la voglia di guidare in futuro una prima squadra. Voglio continuare a divertirmi facendo un determinato calcio e sperando di non perdere, con il passare del tempo, il contatto con i ragazzi. Quello che non può mai mancare nelle mie partite è la prestazione perché il risultato può essere frutto di episodi mentre la prestazione no. Voglio continuare a fare calcio vivendo il tutto nel miglior modo possibile.” Tornando al presente, una certezza però c’è: vincere un campionato Juniores provinciale e un Berto sia da calciatore che da allenatore non è un impresa da tutti.

Sull'Autore

Francesco Andreotti