IL LANE SULLO JONIO SILURA IL TARANTO
Atterrato sulle sponde del Mar Jonio, il Vicenza di Vecchi ha assunto subito il giusto piglio di chi sa cosa l’aspetta. Un campo di calcio e uno stadio Iacovone da prendere con le molle, ma certamente e assolutamente non mollemente. Nel senso cioè di impostare magari una partita tattica di attesa, e magari con l’obiettivo di pareggiare per poi battere i pugliesi al Menti sabato prossimo. Niente di tutto questo andava fatto e, in effetti, i biancorossi scesi in campo tra il delirio di ben oltre 11.000 sfegatati supporter tarantini, non lo hanno fatto. Anzi, sin dall’inizio hanno impostato la gara sui binari giusti. Quelli di aspettare gli avversari a piede fermo, certo, ma di ripartire appena possibile in maniera convinta e organizzata, ochestrata da par suo da un certo Pompeu Da Silva. Una tattica che forse il Taranto non si aspettava, ma che ha funzionato sia dal punto psicologico, sia da quello meramente utilitaristico. Dopo le prime schermaglie di studio, infatti, ecco che il Lane riesce a colpire come un cobra i rossoblù, che non si aspettavano certo il colpo micidiale dopo soli 10 minuti di gioco. Siamo appunto al 10′ quando a seguito di corner, battuto da Pippo Costa (su una traccia di schema provato e riprovato in allenamento), il pallone perviene a Pompeu ben smarcato in posizione perfetta per il suo classico cross in area da destra. Non ci pensa certo due volte il numero 10 biancorosso che pregusta il suo passaggio perfetto: liftato, a rientrare, nè troppo lungo, nè corto. E’ come un messaggio chiaro per le teste dei nostri avanti, in particolare per el cabezon numero 9, Franco Ferrari. Il quale si muove in perfetto anticipo rispetto ai suoi marcatori e brucia di testa senza difficoltà l’estremo incolpevole Vannucchi, che tutto pensava tranne di beccare il gol ad inizio gara. C’è però qualche perplessità su un possibile fuorigioco del loco, si vivono attimi di suspence, ma poi la Var (meno male che c’è nei playoff) emette la sentenza e con essa fa liberare l’urlo trionfale dei cento irriducibili tifosi del Lane giunti qui a sostegno dei propri beniamini. L’idea che mi passa per la mente è quella di un siluro che trafigge una nave nemica. In effetti, alla fine della partita, questo gol si rivelerà letale per i marinai di Taranto.
Greco ahi! Che male che mi fai ….
E’ subito evidente che la rete di Ferrari ha toccato forte i pugliesi che non riescono a trovare una reazione organizzata e lasciano il pallino del gioco nelle nostre mani. Il Lane gioca in scioltezza, pare corroborato dalla rete, tiene sotto controllo la gara con sicurezza, non rinunciando ad attaccare sempre in maniera attenta, riuscendo anzi a dare il ritmo voluto al gioco. Il Taranto cerca di riaversi, ci prova sulle fasce con vari cross, ma la difesa è sempre tempestiva, quasi implacabile, e poi via di rimessa con i soliti grandi spunti di Della Morte, ispirato dal duo di centrocampo Ronaldo-Tronchin, suo fido scudiero. Insomma la gara sta assumendo le fisionomia di un incontro tra due formazioni in cui una (il Lane) domina la scena e l’altra subisce , pur dimenandosi, non riesce a trovare sbocchi. C’è nell’aria – almeno da parte nostra – l’attesa del raddoppio che renderebbe delizioso il resto della tenzone. Eccoci accontentati al 35′. Azione bellissima che parte da centrocampo con Della Morte che si esibisce in uno dei suoi colpi classici, liberando poi in piena area per il tiro l’accorrente Freddi Greco. E’ il momento di affondare il Taranto e si aspetta solo che il pur bravo FG infili Vannucchi rimasto solo davanti alla porta. Incredibilmente il ragazzo non riesce ad inventarsi qualcosa di diverso dal tirare la palla addosso al portiere che così salva capra e cavoli. Che occasione! Che disdetta! Certo sono cose capitano anche ai bomber di razza, però il secondo gol poteva realmente chiudere la gara e mettere l’ipoteca sul passaggio al turno successivo. Quando si dice “gol mancato, gol beccato”, ecco che l’occasione persa ridà fiducia al Taranto che inizia a giocare in maniera organica mettendo in mostra una squadra assolutamente di livello (non per nulla seconda nel proprio girone, senza considerare i quattro punti di penalizzazione). E così al 40′, cinque minuti dopo la cappella di Greco, ecco l’ex-Zonta (grande partita la sua) lasciar partire un forte tiro rasoterra da dentro l’area, che trova però un grande Confente pronto alla deviazione: è la prima grande paratona del nostro portiere, il quale deve ripetersi pochi minuti dopo deviando sulla traversa una gran botta di Luciani destinata al fondo del sacco. Diciamo pure che Confente in queste due occasioni ha salvato il risultato, a dimostrazione anche del ritorno del Taranto, complice però un graduale calo dei biancorossi. Sul risultato di 0 a 1, comunque, si riparte nel secondo tempo.
San Confente da Soave e supersprecone Greco da Antananarivo
Passano pochi minuti e si cerca di vedere come andranno le cose, visto un Taranto in deciso recupero nella parte finale del primo tempo. I pensieri si fanno grigi quando su azione in avanti del Lane, el loco Ferrari si muove benissino in area e serve ancora una volta un liberissimo Greco. Pure qui il nostro pur generoso biancorosso si trova a tu per tu con Vannucchi e di nuovo gli tira addosso, senza cercare con un pò di fantasia qualcosa di diverso dal tiro elementare. Ahi, ho pensato qui le cose si mettono male. Non è che puoi sbagliare due gol fatti senza pagare dazio. Tanto più che al 20′ della ripresa Franco Ferrari , imbeccato alla grande da Pippo Costa, si trova a pochi metri da Vannucchi ma anche lui gli spara addosso. Quante occasioni buttate al vento! Intanto il Taranto, deciso a cambiare il corso della gara, macina gioco e mette in mostra grinta, gioco e voglia di fare gol. La situazione si fa delicata per noi che facciamo fatica a ripartire e frenare il forcing dei pugliesi. Ci sono i cambi (entrano Sandon, Cavion, Delle Monache e Talarico) ma la musica non cambia granchè. Il Lane ha capito che deve stringere i denti e non mollare proprio adesso. Il gol tarantino è nell’aria e proprio sul finire della partita eccolo materializzarsi. L’ex-biancorosso Orlando, salito in cattedra nella ripresa, scodella un bel cross in area dove il subentrato De Marchi, in acrobazia, riesce a toccare il pallone indirizzandolo a palombella all’incrocio dei pali. Sembra gol, ma ecco spuntare San Confente da Soave che riesce a compiere il miracolo. D’istinto si inarca all’indietro e riesce a deviare la sfera in angolo. Un capolavoro che inchioda il Taranto e fa lievitare i tifosi biancorossi. Ancora qualche azione con tiro finale di Ronnie e poi si chiude in gloria tra gli applausi della minoranza biancorossa strafelice. Dimenticavo: Confente voto 9.
Vademecum per sabato sera
Nelle partite a doppio turno solo pensare, anche di sfuggita, di aver superato l’ostacolo al primo round non è solo puerile, ma letale. Come dovrebbe essere ovvio parliamo di una partita di 180 minuti, di cui la prima gara è solo il primo tempo. Va bene aver vinto, peccato per lo scarto minimo, fuori casa di fronte ad un pubblico caldo e numerosissimo. Va bene aver giocato in maniera convincente per gran parte della gara. Va bene aver sostenuto il forcing finale del Taranto. Va bene! Quello che adesso però conta è dimenticare tutto questo e pensare al Taranto come una squadra che vuole assolutamente vincere al Menti (ne ha i mezzi) per continuare il cammino playoff. Del resto il mister Eziolino (nome citatissimo forse perchè raro) Capuano non ha fatto mistero di volersela giocare fino all’ultimo respiro. Per questo sarebbe suicida presentarsi in campo con l’idea di attendere gli avversari, di fare melina avendo due risultati su tre a disposizione. Ovviamente in panchina c’è Stefano Vecchi – che di playoff, e non solo, se ne intende alla grande – per cui da questo punto di vista non devono esserci dubbi di sorta. Ci sarebbero da dire ancora varie cose sull’andamento dei playoff dopo questa prima tornata di partite, in cui sono prevalse in maniera sorprendente le vittorie esterne (cinque e un pareggio), ma a questo punto ritengo non sia utile, nè interessante fare previsioni o bilanci. Dobbiamo esclusivamente pensare partita dopo partita, proprio perchè ogni match è una finale, e tra queste dieci formazioni non c’ è una prima della classe. Sono tutte avversarie importanti e decise ad andare avanti.
Luciano Zanini