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Lane matato alle 5 della sera… e Diana ???

Scritto da Luciano Zanini

LANE “MATATO” ALLE 5 DELLA SERA

NOTTE FONDA …. E DIANA?

Il punto di Luciano Zanini

Al peggio non c’è mai fine, recita un vecchio adagio pessimista. Che calza perfettamente, purtroppo, con il Lanerossi Vicenza, stagione 2023/’24. Doveva essere il big-match, almeno per noi, la partita del campionato, quella della svolta definitiva e irrevocabile. La gara tra i lombardi – anch’essi portatori di grande blasone, nonostante le ripetute cadute nelle serie inferiori – e il Lane avrebbe dovuto coincidere con la fine delle sofferenze dei tifosi biancorossi. Circolava però un’aria di pericolosa autocelebrazione prima di questo incontro, tale da spingere il cacciatore Diana a dichiarare di non sentirsi inferiore ai virgiliani.

Valutazione sulla carta rispettabile, ma che ha trovato sul terreno erboso una clamorosa smentita. Una smentita categorica, tale da lasciare il pubblico di casa letteralmente basìto. Personalmente devo ammettere che mai e poi mai avrei pensato ad una simile lezione di calcio impartita ai nostri ragazzi. Mi ero però accorto dopo pochi minuti dall’avvio che il tipo di gioco impostato da Possanzini (per anni secondo di un certo De Zerbi!) non era quello solito praticato dalle squadre che scendono al Menti per difendersi ad oltranza per poi, se del caso, ripartire in contropiede per cercare il gol che fa male. No, al Menti venerdì scorso il Mantova ha messo in campo un gioco ben diverso, caratterizzato da possesso di palla accentuato ma sempre lucido, preciso, mai a capocchia. Ho realizzato insomma che qualcosa di diverso dal solito si stava manifestando in campo. Ossia che la squadra ospite aveva un piano preciso: tenere congelato il Vicenza nei suoi schemi di gioco, in ogni parte del campo, per poi colpire alla prima occasione. Non quindi una difesa tradizionale nella propria metà campo, ma un controllo di palla asfissiante in ogni dove. E non c’è voluto molto per chiarire che l’impostazione di gioco mantovano sarebbe stata fatale per noi. Già al 16’ l’imprendibile esperto Mensah si trova tra i piedi l’occasione gol, che sfuma solo per l’intervento tempestivo di Golemic. Ma poi…

Una lezione di gioco difficile da dimenticare

Ma poi, invece di reagire come il Lane avrebbe dovuto fare, magari cambiando impostazione di gioco, la situazione è rimasta così con il Mantova sempre più padrone del campo, tanto da arrivare al 31’ a costruirsi la seconda pallagol con Galuppini che, entrato in area, tira a botta sicura ma il neoportiere Massolo risponde con grande prontezza e sventa. E’ solo l’aperitivo, perché pochi minuti dopo la squadra di Possanzini centra il bersaglio grosso. E lo fa alla grande, partendo dalla sua metà campo: pallone a Fiori che fugge come una lepre sulla sinistra e crossa al centro a mezz’altezza. Il liberissimo Radaelli, che aveva seguito l’azione, si trova il pallone in grembo e lo appoggia in rete comodamente, senza che Costa riesca ad intercettare la sfera prima di lui. E’ il classico gol ammazzagambe che lascia scossi i biancorossi di casa. Così il Mantova ne approfitta subito, pigiando sull’acceleratore. Al 41’ Radaelli fa lui il suggeritore per Galuppini lanciandogli un pallone millimetrico: il bomber virgiliano brucia sul tempo due nostri difensori e insacca alle spalle dell’incolpevole Massolo. Gran gol per tempistica e precisione nel lancio. Galuppini si concede poi un’esultanza simpatica, seppure amara per noi, facendo il verso del cavallo che galoppa: del resto ci ha veramente disarcionati. A questo punto, visto soprattutto il non gioco del Lane, cala già qui il sipario sul Menti con le migliaia e migliaia di tifosi vicentini inviperiti e i mille mantovani felici come pasque. Un primo tempo in cui il Mantova ha giocato come una squadra di altra categoria, letteralmente annichilendo il povero Lane. Difficile sperare in un secondo tempo favorevole.

L’unico nostro tiro in porta sbatte sulla traversa

Una ripresa che parte con un bilancio di 2 gol e due occasioni da gol del Mantova, zero per noi. Biglietto da visita che dice tutto e lascia poche speranze. Tanto più che, subito subito, il solito Mensah si invola verso Massolo e cerca di uccellarlo con un rasoterra che pare destinato in fondo al sacco, ma il nostro fa una grande parata e la mette in angolo (per la cronaca Massolo è l’unico con voto alto, tutti gli altri biancorossi mi sono parsi insufficienti, chi più chi meno). Ancora il numero 7 africano scatenato poco dopo, quando scherza Massolo e tira a colpo sicuro, ma trova Laezza che salva sulla linea (un Laezza che, salvataggio a parte, ha risentito della generale serata negativa). Tutto questo nei primi sette minuti, poi arriva un po’ di Lane: una punizione al limite dell’area mantovana, batte il solito Ronaldo che questa volta tira alla Ronaldo, ma non è proprio serata, e il pallone si infrange sulla traversa a portiere battuto. Segue un’occasione per Della Morte che spara da fuori area ma non inquadra la porta, seppure di poco. La gara prosegue ormai tra cambi e schermaglie, c’è parecchio nervosismo in campo, ma la sostanza dell’incontro non muta. La squadra ospite domina e fa capire che non ci sono possibilità di recupero per i nostri. Arriva così il cambio clou della serata con l’ingresso di Jack Giacomelli, il grande ex biancorosso, accolto con applausi fragorosi dal pubblico di casa, quasi a voler sottolineare vieppiù la protesta sugli spalti.

Il vecchio Jack si prende insomma una bella soddisfazione personale, tra l’altro accolto con tanto di striscione di benvenuto in curva sud, e nei suoi 15 minuti di gioco effettivo riesce a farsi vedere con un paio di belle azioni delle sue. La chiusura è trionfale per i mantovani, di forte protesta dei tifosi biancorossi che non risparmiano insulti e sfottò ai frastornati biancorossi. Una partita difficile da dimenticare per via della superiorità nettissima espressa da Burrai, Mensah e compagni. E allo stesso tempo per la triste impotenza dimostrata dai nostri.

E’ notte fonda, che fare con mister Diana?

Dopo un risultato del genere – e non tanto per il 2 a 0 in sé, che poteva essere pure un poker – che ha riassunto in una sola partita tutto quello che non va da troppo tempo nel Vicenza, rimangono le macerie da sgomberare per cercare di ripartire. Molti tifosi chiedono a chiare lettere la testa di Aimo Diana e non si può dire che siano richieste strampalate, né eccessive. Da queste colonne avevo scritto più volte a partire dal tris di sconfitte contro Pro Vercelli, Renate e Fiorenzuola, che sarebbe stato necessario arrivare al cambio della guida tecnica, dopo aver perso così trucemente nove punti e con essi quindi le posizioni di testa.  La volontà della società di proseguire nonostante tutto ha portato ad altre batoste eclatanti culminate nei rovesci contro Legnago, Novara e Mantova. Non ripeto qui le ragioni di effettuare il cambio-panchina, ormai evidenti a tutti, ma mi preoccupa il fatto che non si consideri come dovuto la caduta in basso del Lane. Mi sembra di tornare indietro un paio di anni fa, quando si attese troppo nel cambio di panchina tra Cristian Brocchi e Francesco Baldini, deciso addirittura a quattro giornate dal termine. Eppure Baldini riuscì a infilare tre vittorie consecutive e fece 9 punti d’oro che consentirono al Lane di giocarsi i playout contro il Cosenza, persi poi inspiegabilmente al termine di una gara buttata alle ortiche. La storia pare ripetersi ancora una volta con – in questo caso – la rinnovata permanenza dei biancorossi in serie C, dopo i tanti proclami di promozione diretta sentiti nel precampionato. Ormai siamo giunti al termine del girone d’andata e le prospettive promozione sono nulle, a meno di un miracolo della portata di Monte Berico.

 

 

Serve una scossa, anche per onorare maglia e blasone biancorossi

Il fatto è che puntare a vincere la Coppa Italia sa di dèjà-vu, un ricordo poco piacevole visto il lungo percorso da compiere, come è successo lo scorso campionato, quando dopo le prime speranze iniziali abbiamo trovato lo scoglio del Cesena e addio sogni di gloria. Certo che guardando ora la classifica non ci sono margini di recupero, per cui anche il morale della truppa, appesantito dalle recenti sbandate, non è che può risalire all’improvviso a mille. Sono tempi cupi, la notte è fonda ma non si può lasciare andare la barca alla deriva. Serve una scossa ora. E’ l’ultima chiamata, anche per onorare la maglia gloriosa del Lane e il suo eccezionale blasone. Di classifica, delle altre squadre, della lotta al vertice tra Mantova e Padova parleremo nelle prossime puntate. Ora c’è da meditare sullo stato di salute del Lanerossi Vicenza, che non può essere lasciato a vivacchiare.

 

Luciano Zanini

Luciano Zanini è autore del libro Cuori Biancorossi: “Nei momenti difficili il pensiero deve volgersi alle glorie passate”  In tutte le librerie

 

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