IL VICENZA AFFONDA NELL’ADIGE … E NON CI SONO SCUSE
Il punto sulla C di Luciano Zanini
Dopo l’indigesta serie di tre sconfitte consecutive che hanno in sostanza messo la parola fine alla possibile remuntada del Lane, avevo scritto che la Società avrebbe dovuto analizzare ben bene la posizione dell’allenatore Aimo Diana, perché dopo aver perso la bellezza di nove punti decisivi, nessun allenatore di una squadra che ambisce alla vittoria finale di qualsiasi torneo può starsene tranquillo, come niente fosse.
Ovviamente non c’è nulla di personale contro Diana, ci mancherebbe, trattandosi di persona squisita e dal curriculum da voti alti. Tuttavia, noi siamo il Lanerossi Vicenza, ossia la 15ma squadra italiana dell’intero Novecento, con tanto di storia a caratteri maiuscoli e di imprese straordinarie. Nessuno deve mai dimenticarlo. Per questo non possiamo accontentarci di vivacchiare puntando magari ai soliti play off. A mio avviso già dopo il trittico di batoste di cui sopra e, tutto sommato di un andamento generale poco encomiabile, si doveva prendere un provvedimento radicale. Quante volte abbiamo visto e scritto di partite – paradossalmente, ma non troppo, pure quelle buone nel senso di vincenti o dai pareggi di buon valore, vedi Triestina e Padova – in cui dopo un esordio promettente, i biancorossi si sono impappinati, hanno calato il ritmo, hanno perso coesione, dimostrando che la squadra non è completamente assestata? Possiamo dire quasi sempre. E se non è questa la caratteristica principale – ossia appunto la giusta organizzazione di gioco e la tenuta per 95’ – che deve avere una squadra che punta al successo, altre non ce ne sono. Prendiamo la stessa bella partita contro la Pro Patria: anche qui ci sono stati periodi di vacatio con qualche amnesia di troppo (vedi il gol preso in chiusura), e solo per la debole consistenza dei bustocchi a questo punto possiamo dire che il Vicenza ha vinto largo. Una vittoria che pareva aver chiuso un periodo nero, con tutto l’ambiente illusosi di aver passato il Rubicone, e invece…
Brucia forte la batosta di Legnago
E invece la doccia fredda, anzi gelata, è arrivata in riva all’Adige contro una neo-promossa che ha mostrato di essere squadra in tutti i sensi. Niente nomi eclatanti, niente primedonne, ma tutti a correre seguendo le indicazione di mister Donati ( ex giocatore di ottimo livello e ben conosciuto). Ogni reparto ha fatto vedere di saper svolgere bene i propri compiti, giocando in maniera fluida e sapendo colpire al momento giusto. Poteva essere tranquillamente un 2 a 0 per i veronesi, e non ci sarebbe stato nulla da dire. A questo punto, prima di ricordare i punti salienti della gara, dobbiamo tornare a chiederci: come è possibile che un Vicenza possa scendere in campo così molle, deconcentrato e abulico? Come è possibile che un Ronaldo, a cui avevo tributato la giusta lode per la gara contro la Pro Patria, diventi irriconoscibile e anzi negativo, combinando pure uno dei suoi errori che potevano costarci ancora più caro? Come è possibile che la difesa del Lane giochi in questa maniera facendosi prendere di infilata dagli avversari sbarazzini ma incisivi? Come è possibile che il centrocampo non funzioni come nella partita precedente? Come è possibile vedere un attacco in cui giostrano dei “ fantasmi lungo l’Adige” che, a parte qualche tiro da fermo pericoloso non vedano proprio la porta legnaghese? Mi fermo qui con le domande perché non sono in grado di rispondere. C’è invece sicuramente un male oscuro che attanaglia i biancorossi, dall’andamento ondeggiante e negativo. La sconfitta in riva all’Adige brucia forte nella mente e nel cuore dei tifosi biancorossi e, a questo punto, c’è veramente da scegliere: o si accetta un campionato da media classifica o si cambia la panchina. Perché? Semplice: sono passate 14 giornate, sono state fatte mille formazioni, ma la situazione è rimasta sempre quella. E il treno della promozione diretta non aspetta più. Tanto vale provare un nuovo nocchiero. Ovviamente un’opinione come un’altra, ma tardare ancora sarebbe poco salutare, a proposito di Legnago Salus….
Una prestazione troppo deludente
Se guardiamo ai singoli giocatori – dopo aver detto del cacciatore Diana – è veramente difficile trovare qualcuno che abbia risposto alle aspettative. E’ stata una profonda delusione generale dai contorni allarmanti, e appunto per questo necessitano misure forti. Ogni reparto ha sbandato e, fatto salvo forse il mestiere di Golemic, di Costa (però troppo nervoso tanto da lasciare il Lane in dieci per via di reiterate proteste) e Della Morte, tutti e tre su una risicata quasi sufficienza, per il resto è stata notte fonda. Notte da esondazione dell’Adige. Lo stesso Confente ha deluso per via di un paio di uscite avventurose foriere di guai seri, sbagliando pure diversi rinvii. In occasione del penalty messo a segno da Rocco con un bel tiro alla sua sinistra c’era poco da fare, ma appunto la sua prestazione nel complesso è risultata largamente insufficiente. Come quelle dei vari Sandon, ridicolizzato dal veloce Giani che l’ha costretto al fallo da rigore, Ierardi e De Col, entrambi capitati in una giornata disgraziata, veramente nera. Il centrocampo ha pure fatto acqua con Ronaldo lento e prevedibile, deludente pure nei pochi calci da fermo, nonchè autore di un vero pasticcio nel secondo tempo che poteva costarci un gol. Da parte sua Tronchin, partito con buon piglio, ha poi gradualmente ingranato la marcia bassa adattandosi alla dinamica negativa della squadra. In avanti voti pessimi per Ferrari e Pellegrini, incapaci di incidere minimamente tra le maglie legnaghesi, e così anche per Scarsella, tornato ad una prestazione più che opaca, direi di totale assenza dopo la doppietta e la buona prova contro la Pro Patria. Insomma un quadro veramente a tinte fosche che lascia basiti. In questo contesto, l’assenza dei tifosi biancorossi sugli spalti, potrà aver inciso sulla prestazione? Ne dubito, e poi una squadra da promozione gioca sempre col massimo impegno anche fosse a porte chiuse.
Capitan Rocco fa felice i suoi fratelli …
A Legnago l’inizio della gara pare promettente nonostante l’assenza forzata – per molti versi è apparsa incomprensibile la decisione adottata di vietarne la presenza allo stadio – dei supporter biancorossi che ovviamente in campi di calcio come questo giocano un ruolo notevole nel sostegno ai propri beniamini. Al via c’è quasi subìto una bella occasione da gol per Filippo Costa che al 3′ batte una punizione dal limite dell’area ma sfiora solo la traversa a portiere battuto. Peccato. Si muove poi anche il Legnago con il suo straniero fiammingo Van Ransbeeck che però sbaglia la mira e il suo tiro finisce alto. Ancora Lane al 9′, quando Della Morte si muove rapido su bel assist ricevuto e tira angolato, ma il figlio d’arte Mattia Fortin (appunto figlio dell’ex-biancorosso Marco) devia con tempismo in angolo. Ancora uno spunto dei biancorossi con un tiepido Pellegrini che sbaglia la mira, dopo che il solito Van Ransbeeck aveva mandato alle ortiche un tiro potenzialmente pericoloso. Da questo momento la gara si spegne e il Lane non fa nulla per cambiarne l’inerzia. Un primo tempo alla solita maniera: avvio promettente e poi nebbia fitta in valpadana. Solo che il secondo tempo è molto peggio del primo e del solito. C’è un buon salvataggio di Confente sulla conclusione precisa del capitano Rocco, poi Ferrari ci prova ma non riesce ad inquadrare la porta. Arriva così il patatrac fatale. Siamo al 25′ e Giani parte in tromba sulla destra. Sandon cerca di fermarlo come può ma il Giani gli sfugge come un’anguilla dell’Adige (o del Po ?), tanto che riesce solo a farlo cadere in area. Rigore sacrosanto e per noi si materializza l’incubo sconfitta. Sul dischetto va capitan Rocco che fa felice i suoi fratelli e il pubblico di casa ( un boato di gioia liberatorio), insaccando il pallone sulla sinistra di Confente che poco poteva farci. In pratica la gara finisce qui anche se c’è ancora un tentativo di Ronaldo su punizione senza esito, l’espulsione di Costa per somma di ammonizioni, una grossa occasione per Golemic , ma due per i legnaghesi. Il naufragio sull’Adige è compiuto. Si salvi chi può!
Il sale sulla ferita arriva dal Trento
Possiamo insomma dire tranquillamente che la 14.ma giornata del campionato di Serie C – girone A – 2023/2024, passa agli annali della centenaria storia biancorossa come una giornata di cacca. Sì, perchè oltre alla sgradevole sconfitta contro una neopromossa e al divieto della presenza dei tifosi vicentini nella trasferta di Legnago, si aggiunge pure il rammarico per l’occasione perduta. Una grossa occasione e un grosso rammarico. Il Trento, bontà sua, ha fatto l’impresa domenica scorsa a bocce ferme per noi, andando a vincere nientepopodimeno che allo stadio Danilo Martelli. Al 20′ della ripresa il bomber croato Petrovic ha steso il Mantova con la sua rete, bloccando la fuga dei virgiliani. Certo solo per adesso, ma vuoi mettere se il Lane avesse, come avrebbe dovuto fare senza altri esiti, vinto a Legnago. Saremmo arrivati ad una distanza ragionevole, ossia sette punti dalla vetta, visto che anche il Padova è riuscito a spuntarla su una coriacea Pro Vercelli per 3 a 2. Che goduria per i padovani trovarsi in alto, vincendo la partita al 50′ della ripresa, fuori tempo massimo. I risaioli erano riusciti a portarsi sul 2 a 2 a pochi minuti dalla fine del tempo regolamentare, ma poi hanno subìto la forza d’urto padovana, con Palombi che ha deciso il match. Ora, a quota 32 svettano Padova e Mantova, ricordando però che i biancoscudati non hanno mai perso una partita e questo di per sè vuol dire molto, se non tutto. A noi rimangono le macerie, una botta sonora e appunto la ferita resa più dolorosa dal passo falso dei mantovani. Una situazione che i tifosi non meritano di certo e che richiede però delle contromisure.
Luciano Zanini