GIRA TUTTO MALE…. MA IL TEPPISMO NO !!
C’era grande attesa per il 56mo derby veneto tra Vicenza e Padova. Una storia che si ripete da quasi un secolo tra alterne vicissitudini. Nonostante la collocazione indigesta in serie C, questa gara richiama in maniera viscerale i tifosi di entrambe le parti sugli spalti del Menti. Si può dire che il derby induce più o meno consapevolmente i supporters vicentini e padovani a sottolineare la propria identità specifica di biancorossi e biancoscudati.
E anche stavolta non è certo mancato il pubblico delle grandi occasioni – sempre di serie C parliamo – presente con oltre diecimila spettatori, di cui circa milleduecento padovani. Il colpo d’occhio è imponente, meno i cori spesso volgari provenienti da ambo le parti. Come non ricordare allora i tempi passati quando tra tifoserie il fair-play regnava sovrano, quando andare alla partitissima voleva dire andare ad una festa, con tanto di giacca e cravatta? Quasi si celebrasse una funzione sui generis. Per non parlare della sportività che era esibita pur verso le opposte fazioni calcistiche. Cito al riguardo un derby rimasto famoso come il più bello della storia del calcio veneto. E’ il 12 dicembre 1954. Tantissimi gli spettatori assiepati al Menti, presi da una tale frenesia tifoidea che le reti di protezione poste a bordo campo ad un certo punto cedono di brutto sotto la pressione. Seguono attimi di incertezza, di indecisione ma poi il pubblico senza scomporsi più di tanto si accomoda ordinatamente ai bordi del campo e l’arbitro decide di far proseguire il gioco. Che va avanti senza incidenti di sorta e termina con la storica vittoria del Lane per 1 a 0, con la rete di Motta, che contribuirà alla promozione in serie A. Domenica invece è successo ben altro, ossia un assalto teppistico criminale ad un pullman di tifosi padovani, del tutto assurdo e condannabile senza appello. D’accordo che i tempi sono cambiati ma la tifoseria biancorossa non può perdere la sua grande immagine sportiva per colpa di alcuni terroristi. Che vanno individuati, sanzionati ed espulsi dal contesto biancorosso.
Siamo ancora qui a recriminare, e perdiamo terreno
In genere ogni derby ha una storia a sé, il pronostico spesso è diverso dalle previsioni. Anche stavolta è andata così, possiamo dirlo. Tutti i tifosi biancorossi (ne ho ascoltati diversi proprio giovedì sera nel corso di una delle presentazioni del libro “Cuori biancorossi” ) erano concordi nel definire la gara contro il Padova, come decisiva: o si vince o si muore. E’ andata diversamente come si è visto, e il pareggio in effetti apporta ben poco a noi, mentre consente ai dottori di andare avanti con buona autostima. C’è però un però! In campo il Vicenza ha sinora perso partite ignobili contro squadre di seconda fascia, mentre con le favorite sinora (leggasi Triestina e Padova) ha giocato non solo alla loro altezza ma direi meglio. Ecco perché recriminare sui quattro punti persi (due a Trieste e due contro il Padova al Menti) fa ancora più male. Primo, perché saremmo a 20 punti in classifica, secondo perché avremmo capito di essere forti, ma obbligati finalmente ad affrontare le “piccole” senza più distrazioni, scendendo in campo come se fossero tutte grandi squadre. Perché solo con questo spirito si può battere chiunque del girone, e non certo prendendo sottogamba gli avversari perché meno quotati sulla carta. Un errore imperdonabile. Tornando alle prospettive dei biancorossi dopo questa prima parte del campionato, devo ammettere che ancora non riesco ad individuare appieno le ragioni del flop, proprio alla luce di quanto sopra. Non mi sento di dire che il Lane sia spacciato, né di pronosticare risurrezioni eclatanti. Troppe sono ancora le perplessità, le occasioni sfumate, le partite perse scioccamente. MI auguro che il Vicenza si ricordi però della sua storia ultracentenaria per trovare la spinta giusta. Sono infatti tanti i campionati del Lane – in serie A, B e C – in cui, a fronte di un avvio disastroso (ricordo in particolare un girone d’andata chiuso a 7 punti, ultimo in classifica, e poi la salvezza con una giornata di anticipo), si è successivamente assistito ad una insperata ripresa con un girone di ritorno da marcia trionfale. Siamo messi male, anzi malissimo, però non è ancora detta l’ultima parola. Questa è la mia opinione con un piccolo suggerimento ripetuto all’infinito: ogni avversario è da considerare come primo in classifica e di conseguenza da approcciarlo come tale. Poi il campo dirà…
Confente, dagli altari nel primo tempo….
Andiamo al Menti. Per la precisione sono 10.617 gli spettatori e il colpo d’occhio è entusiasmante. Si parte senza fronzoli, il Lane pare carico a molla. Dopo tre minuti primo squillo della gara: corner battuto dal solito Ronaldo (in partita finalmente) e colpo di testa di Golemic centrale, solletico per Donnarumma. Al 10′ doppia occasione per il Padova, ma Confente si oppone alla grandissima ai colpi di testa di Varas e Delli Carri. E ancora al 22′ dice no alla conclusione di Fusi solo in area. Nonostante il Lane faccia gioco, è il Padova ad avere le occasioni: questo è il verdetto del campo. Ma ecco il rovesciamento di fronte che tanto aspetti: siamo al 30’ e arriva il gol che fa esplodere il Menti. Una gran bel gol. Della Morte fa il piccolo Sivori (era ora) e delizia la platea con un cross dei suoi, preciso preciso per lo stacco di testa vincente di Thomas Sandon (tirato fuori dalla naftalina) che batte Donnarumma senza se e senza ma. Sospiro di sollievo per i fans biancorossi , ma nuovo pericolo al 31′, quando il piccolo ma pericoloso Vargas stacca di testa. Confente è pronto e ancora una volta si oppone senza indugi. A dirla così pare che in campo ci sia stato solo il Padova e invece, nonostante le occasioni avute e neutralizzate da un grande Confente, a fare gioco brioso e grintoso è stato il Lane. Il calcio è così, tanto più che conta il cinismo: e i biancorossi sfruttano al meglio l’unica vera occasione e chiudono in vantaggio. Per me bel primo tempo dei nostri, sebbene il Padova si dimostri forte e organizzato. Ma cala dopo il gol subìto.
….all’uscita sballata nel secondo, che ci costa cara
Sin dall’avvio della ripresa i biancorossi mostrano di cercare il secondo che gol che in un derby del genere vorrebbe dire grande probabilità di portarsi a casa l’importantissimo bottino dei tre punti, con il distacco dal Padova ridotto a 4 lunghezze, ossia ragionevole e accettabile. E’ molto bella l’azione biancorossa al 3’ quando Proia (giornata più no che sì la sua) mette in moto il motorino Costa (non brillante come al solito) che crossa alla sua maniera in area con palla che attraversa tutta l’area. Bastava toccarla ma né Pellegrini, né Laezza ci arrivano per un soffio e la grande chance sfuma. Al 10’ è protagonista ancora il nostro portiere sulla conclusione di Capelli, liberatosi al tiro commettendo però fallo su Laezza non rilevato dall’arbitro Perri. C’è anche un fallaccio di Fusi su Cavion, da espulsione, ma il padovano viene solo ammonito. Inizia la liturgia dei cambi: escono Della Morte, Pellegrini, Cavion ed entrano Rolfini, Ferrari e il tanto invocato Tronchin. Il Lane tiene il campo e si profila la concreta possibilità di farcela con un tifo scatenato sugli spalti che dà vigorìa ai ragazzi. Al 32’ ci prova Costa su contropiede Lane ma il suo tiro esce alto sulla traversa: peccato. Arriviamo così al 36’ quando la partita prende una brutta piega per noi. E qui entra in gioco il “Confente che sbaglia”, quando esce a valanga su un cross in area e travolge il piccolo Vargas. Perri non ha dubbi e concede il rigore: qui le valutazioni sono discordanti e per molti non sarebbe fallo da rigore. A mio avviso purtroppo il rigore c’è e quando l’esperto Radrezza beffa Confente con una “cucchiaiatio” alla Totti, cala la nebbia virtuale sul Menti. Il Vicenza ci riprova ancora ma il pari e patta è ormai scritto nel libro dei derby Vicenza – Padova. Un vero peccato per quello che poteva essere e non è stato. Una vera disdetta per Alessandro Confente, autore di innumerevoli grandi parate che hanno messo in sicurezza la porta biancorossa, salvo la brutta uscita che ci costa cara. La dea Eupalla ha deciso così.
Arzignano? Una grande da battere
Per la prossima partita il calendario propone, dopo quello veneto, il super derby vicentino. Ci attende la trasferta in casa dell’Arzignano, a pochi chilometri dal Menti. Niente viaggi lunghi dunque, bensì una trasferta da prendere con le molle per vari motivi. Tra questi il fatto che la squadra del presidente Lino Chilese, quatta quatta, è a pari punti con noi, il grande Lane. A differenza della nostra sta facendo un gran bel campionato, dopo aver iniziato nel peggiore dei modi. Segno che la squadra c’è e si vede in campo. Viene anzi da chiedersi dove sarebbe oggi se avesse iniziato il torneo con qualche vittoria in più. In ogni caso al Dal Molin sarà battaglia vera, con i ragazzi di Bianchini decisi a vendere cara la pelle (siamo nella zona giusta peraltro!) e tentare il colpo grosso. Battere il Vicenza per una società come l’Arzignano è un traguardo da incorniciare. A questo punto rimane poco da dire se non che bisogna affrontare i cugini della Valchiampo come fossero il Padova, la Triestina, il Mantova (dove per inciso l’ex Jack Giacomelli, due giornate fa, ha regalato la vittoria contro il Novara ai suoi nuovi tifosi con una punizione spettacolare al 91’). Punizione che aspettiamo da Ronaldo, magari ad Arzignano.
Luciano Zanini