Ieri avevamo costruito un ipotesi di ripresa dell’attività che siamo i primi ad ammettere era ottimistica. Ma lo avevamo fatto per il grande amore che abbiamo per questo sport e per le molte sollecitazioni, di giocatori, di allenatori, di dirigenti che riceviamo quotidianamente.
Ieri sera con le dichiarazioni rese in una diretta veneta sul sito del Futsal veneto, il presidente Ruzza ha gelato un po’ tutti (soddisfacendo quelli che fin dall’inizio chiedevano un tale provvedimento) con la dichiarazione che abbiamo pubblicato in tarda serata tutti noi ardiamo dal desiderio di ricominciare, ma la razionalità ci dice che è molto complicato. In Veneto ci sarà la possibilità di ripartire solo se le possibilità di contagiarsi saranno sottozero. Quindi andremo verso una conclusione dell’attività”.
E’ da rilevare il grande senso di responsabilità di un presidente di Federazione che non vuole che nessuno si ammali fra i giocatori, i tecnici, i dirigenti che seguomo le gare e l’attività.
Ma sulle affermazioni di Ruzza c’è qualcosa da dire e noi non rimarremo certo in silenzio:
La tempestività Più di qualcuno ci fa notare che queste affermazioni Ruzza le poteva anche ritardare di quindici giorni, cercando nel frattempo di capire l’evoluzione reale della malattia. Ieri abbiamo pubblicato un studio, contestabile come molti di quelli azzardati in questi giorni, che prevede, con il rispetto delle misure, l’attenuazione dei fenomeni entro la metà di aprile.
Il Presidente Regionale fa capire nelle sue dichiarazioni che ritiene impossibile che i giocatori possano disputare le gare nel mese di luglio adducendo problemi di lavoro legati alla stagionalità estiva. Siamo sicuri che ci sarà quest’anno una stagione estiva sulle nostre spiagge? Molte persone non potranno andare in ferie, perché la ripresa del lavoro lo impedirà ( e speriamo che la ripresa ci sia). Altre saranno comunque frenate dal rischio del contagio. Comunque, secondo il nostro punto di vista, si poteva attendere.
La delega delle responsabilità: Nel suo intervento Ruzza coglie bene il vero succo del ragionamento, adottata la decisione di sospendere i campionati il vero problema sarà come uscire dall’attuale impasse. Ma a questo punto ipotizza un percorso che secondo noi è decisamente azzardato: non saranno le leghe a decidere ma la Federazione, anzi non sarà nemmeno la Federazione ma il Coni, anzi nemmeno il Coni ma il Ministro dello Sport. In questo modo il presidente pensa che con una decisione presa, ai più alti livelli, per fattori esterni alla volontà ma derivanti da una causa di forza maggiore, si rendano improponibili i ricorsi. Ma il ragionamento di Ruzza si basa su un assunto che secondo noi non regge: il Ministro dello Sport non può assumersi l’onere di decidere su fatti interni ad una Federazione. E non può violare il principio dell’art. 18 della Costituzione sulla libertà di associazione: una decisione calata dall’alto danneggerebbe la libertà di espressione, e l’autonomia decisionale della Federazione. In Italia non siamo in Cina, in buona sostanza dove un ministro può stabilire che cosa deve fare una federazione. E tantomeno sarà il Coni ad assumersi questo onere per lo stesso principio di autonomia.
Alla fine la decisione tornerà ad essere in capo alla Lega Dilettanti (visto che le leghe professionistiche hanno tutt’altri problemi e al riguardo si leggano le dichiarazioni odierne del presidente della Lega Pro Ghirelli ) e, infine, vista la differenza di situazioni presente nel nostro paese, tornerà in capo allo stesso Comitato Regionale. Che al massimo potrà decidere insieme alle regioni del Nord (assieme all’Emilia Romagna) che hanno una situazione più drammatica delle altre regioni. Quindi presidente Ruzza si attrezzi, assieme ai suoi consiglieri a trovare una soluzione.
La scelta Nelle dichiarazioni di ieri sera (che meritano di essere ascoltate, lo potete fare a questo lnk tra i minuti 4 e 17 https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=232908904752591&id=1748390192054248 ) Ruzza accenna alle possibili soluzioni che siano meno impattanti. Parla delle possibili rivendicazioni di chi si vedrebbe privato dei propri diritti e infine conclude con una soluzione che secondo noi è di difficile applicabilità: una promozione per girone e nessuna retrocessione. E’ vero che questa soluzione limiterebbe al minimo i ricorsi. Ma come impatta con i campionati? Prendiamo il caso della prima categoria: ci sono otto gironi dove uscirebbero solo le vincitrici dei gironi, ma dove arriverebbero 16 squadre provenienti dalla seconda categoria. Facciamo dei gironi a 17 squadre con turno di riposo e turni infrasettimanali ? non rischiamo in questo modo di rovinare anche il prossimo campionato oltre a questo ? E perché non si possono fare i turni infrasettimanali a giugno mentre farli durante l’anno è possibile ?
Inoltre Ruzza accenna alla possibilità di ripescaggi per dare più spazio alle seconde classificate, e per sostituire le eventuali squadre rinunciatarie (noi non siamo convinti che ci sarà una moria di società ma questo lo sapremo solo vivendo…) E quindi prevede in maniera chiara il sovradimensionamento dei gironi del prossimo campionato.
Ed infine ci sono ancora gare da recuperare e squadre posizionate a pari merito, come ci regoliamo ?
Insomma e concludendo non ci metteremmo mai nei suoi panni. Qualunque soluzione comporterà situazioni dolorose e contestabili e aprirà comunque ad un periodo molto travagliato.
Il che ci fa cogliere ancora di più la gravità di quello che ci è capitato sulla testa. Certo, ancora nulla in confronto dei tanti decessi e di un’economia al collasso.
Federico Formisano