Allenatori: patentino e non solo
A distanza di quasi due mesi dal Gran Gala del Calcio tornano di grande attualità le dichiarazioni che ebbe a fare in quel occasione il presidente dell’Aiac provinciale, Paolo Cazzola, sollevando il caso dei preparatori dei giovani che spesso non hanno la preparazione per stare a contatto con ragazzi giovani e giovanissimi.
Il dibattito è stato innescato da un amico allenatore che ha inviato al sito una missiva con alcuni spunti. L’argomento in questione, era l’ introduzione dell’obbligo del PATENTINO per gli allenatori delle giovanili per la prossima stagione (che ripeto ancora trovo GIUSTA nell idea!.)Allora avevo espresso le mie perplessità sulle modalità con cui sta avvenendo tale introduzione. Avevo proposto uno spunto di riflessione su una tematica che ritengo fondamentale per le società.A distanza di alcune settimane, noto con estremo stupore ( forse dovevo aspettarmelo)che nessuna società, allenatore, semplice addetto ai lavori o ancora in primis L’AIAC abbia di fatto replicato, lasciando il mio appello nel dimenticatoio.
Speravo che con il passare delle settimane la FIGC o L’AIAC potessero integrare la riforma con tutta una serie di misure per andare incontro a tutti e non lasciare indietro nessuno! cosa intendo!? Accessibilità-integrazione-agevolazioni perchè mi pare chiaro che il vecchio sistema non possa andare bene con la nuova riforma! –Accessibilità migliorata ai corsi e revisione dei metodi di ammissione –Maggiore frequenza dei corsi – Agevolazioni economiche per società e privati (778 euro Uefa B ) insomma tutta una serie di piccole cose a livello organizzativo che possa servire a tutti coloro che hanno la voglia e la passione di regolarizzarsi. Capisco tutti coloro che negli scorsi anni hanno frequentato il corso possano strocere il naso etc etc ma allora non era obbligatorio e personalmente la vedevo più come ambizione personale per arrivare in categorie dove vigeva una regolametazzione già esistente dove è cambiato poco o nulla!
A livello regolamentare in linea generale in distinta ci sono varie “possibilità o meglio escamotage” e la riforma come integra questo obbligo!?
Ci sarebbe da discutere ore e ore su molti di questi argomenti e maggiormente se ne dovrebbe discutere o chi ha competenza in materia dovrà chiarire al più presto, sottotraccia stanno nascendo “mercati” o situazioni assurde tipo quella dei prestanome perchè nei limiti delle possibilità una società potrebbe muoversi anche in quel senso lasciando gestire le squadre a figure senza abilitazione e figurando però in regola! diciamocelo eticamente discutibile .Rimborsi! veramente tutte le società possono permettersi in un prossimo futuro di dare dei rimborsi a tutti gli allenatori del settore giovanile patentati seppur magari contenuti!? o mandare i propri allenatori a fare il corso contribuendo economicamente !? si dice sempre che soldi non ce ne sono ,è cosi o no!?…
Al gran galà si è detto che a Vicenza ci sono 1600 allenatori abilitati e 800 in attività e si vuole agevolare l inserimento di quelli inattivi nelle società! Vero lo trovo GIUSTO ma resta un dato fittizzio, quanti di questi sono realmente attivi!? quanti di questi coprono ruoli dirigenziali come succede!? Quanti vorrebbero ma non possono per motivi di lavoro e non possono prendere incarichi nelle giovanili!? Quanti di questi, verrebbero allenare le giovanili?(ambizioni personali)
Insomma il futuro delle società di provincia deve essere di stampo professionistico!? una via di mezzo!? oppure stiamo prendendo una strada tortuosa senza via di uscita!?
Alcuni potranno essere d’accordo con me molti invece non lo saranno ma quello che mi preme è che ne si discuta il più possibile ad ogni livello al di là della mia opinione che poco conta e non prendere questa riforma alla lettera, tutto si può migliorare!! Società allenatori dirigenti addetti ai lavori non fatevi vedere belli solo nelle presentazioni cominciate a parlare di cose che realmente sono importanti i nostri vivai e il futuro del calcio di provincia!
Fabio Nicolè, mister dell’Azzurra Sandrigo: In queste discussioni – dice il mister dell’Azzurra Sandrigo – bisogna metterci la faccia altrimenti mi dispiace sono chiacchere. Le società, gli allenatori, i responsabili e, perché no?, i media devono fare team tra di loro e discutere in modo “politico” di questa situazione. Mi sono confrontato telefonicamente con un referente della federazione che mi diceva che se non sono proprio le società a sollevare e proporre una soluzione seria ai problemi, non si può pensare di raggiungere alcun risultato. Sedersi ad un tavolo INSIEME con AIAC, FIGC, AMMINISTRAZIONI COMUNALI per affrontare ARGOMENTI importanti come campo sintetico, allenatori patentati, sviluppo di settori giovanili, etc etc aiuterebbe la nostra provincia ad uscire da quel grigiore che secondo me la relega tra i livelli più bassi in Veneto. Ho provato ad espormi su fb e su chat con altri allenatori e dirigenti e vi assicuro che ho avuto meno riscontri di quando mi faccio far foto a lavar pignatte in campeggio. Grazie per lo spazio e sempre disponibile al confronto diretto
Luciano Marcolongo ex mister del Marola, ora alla Virtus Plateolese. “ho letto e apprezzato – scrive Marcolongo . quanto dichiarato dal collega Fabio Nicole vorrei anche aggiungere dopo 500 panchine in varie societa che uno dei punti da risolvere sta anche nei direttori sportivi che, come noi allenatori, dovrebbero fare i corsi per essere abilitati con i vari aggiornamenti e invece si permettono di fare di tutto e di piu molte volte sulla pelle delle societa o dei mister. So di sollevare un problema che in tantissimi continuano a provare a smuovere ma bisogna che chi di dovere ne prenda atto e che anche la voce di noi allenatori venga ascoltata e presa in considerazione. Ringrazio anche i miei colleghi per avere posto le loro valutazioni sul problema.
Beppe Sammarco, Dg del San Lazzaro “Figc – settore giovanile I patentini … Si parla nelle società e tra i mister dell’obbligo, imposto dalla figc – settore tecnico -, del “patentino” di allenatore per tutte le categorie, dalle prime squadre ai piccoli amici delle scuole calcio. Bene, la Formazione e’ necessaria e auspicabile in ogni ambito, anche se fatta di elementi e concetti base e va rinnovata in modo continuo e costante. Oggi il 90% delle società basano il 50% del loro bilancio sulle quote, e fanno attività sociale e di aggregazione oltre che di integrazione tra ragazzi di diverse etnie. L’obbligo del patentino ben venga, ma ci vorrebbe anche l’obbligo di corsi per “animatori sportivi” cioè persone che sappiano relazionarsi, ascoltare, incoraggiare, portare pazienza, insegnare regole ed educazione, comunicare efficacemente e “dimenticarsi” del risultato sul campo. Forse così l’abbandono precoce sarebbe in qualche modo scongiurato o diminuirebbe di molto, e tanti ragazzini praticherebbero lo sport per lungo tempo, come elemento imprescindibile per preservare la salute e vivere una vita sana. I corsi in cui tecnica-tattica-preparazione fisica sono in priorità rispetto a tutto il resto, generano tanti mister “certificati”, mentre sarebbe auspicabile, nella fascia di età 6-10 anni, ci fossero più istruttori e maestri di sport e di vita.
Enrico Andreotti, ds della Stanga: “in merito all’obbligo del patentino per tutte le categorie mi permetto di dire un paio di concetti personali, il primo riguarda un obbligo che per alcune categorie lo trovo interessante mentre in altre mi sembra eccessivo. Per i primi calci per esempio preferirei un educatore piu che un vero allenatore patentato, ragazzini di 6/7 anni hanno solo bisogno di essere seguiti per lo piu’ nel senso educativo del calcio, vanno incentivati a sprigionare la loro fantasia, la loro voglia di dribblare e fare gol, non hanno bisogno di regole ferree ma solo piccole regole educative per convivere in una squadra. Il secondo concetto su cui invito a riflettere e il costo che questi allenatori avranno per le società e di conseguenza sui genitori, perché parliamoci chiaro, anche queste persone hanno un costo. E allora il calcio diventa uno sport per pochi, diventa un becero mercato dove le società con qualche sponsor in piu e puo’permettersi questi allenatori e magari promettere quote sotto la media o addirittura gratuita con lo scopo di portare via piccoli giocatori alle altre società. Purtroppo questa e la realta’.. Manca una mentalita’importante, una mentalita’ di solidarieta’, e non si risolve con allenatori patentati. Serve prima di tutto formare genitori e dirigenti, serve creare quella cultura sportiva e, nel calcio soprattutto , dove il fine non e il risultato fine a se stesso ma la crescita individuale e di squadra di questi ragazzini. E per fare questo servono allenatori anche senza patentino ma con passione e pazienza, allenatori che mettono davanti a tutto la crescita del ragazzo, cercando di tirare fuori da loro il talento e la passione per questo sport. Non nascono campioni? Per forza, il talento non si può ingabbiare in rigidi metodi insegnati a scuola. Il calcio e fantasia, il calcio e gioia e niente e nessuno puo’ insegnarlo, perché non c’è una scuola. Spero che la federazione se ne renda conto e investa nelle scuole calcio partendo dai presidenti, dirigenti e genitori, i Baggio non si costruiscono, si coltivano e ci vuole tanta sensibilita’ e passione
Federico Formisano al riguardo scrive: Concordo con quanto scrive Enrico ma vorrei anche ricordare che nel tempo i genitori si sono resi conto dell’importanza del servizio offerto dalle società e vanno alla ricerca della qualità. Negli altri sport (vedi nuoto, tennis, ecc.) si spende molto di più dei 300/350 euro all’anno che costa mediamente iscrivere un ragazzo ad una scuola calcio e quindi non ci si spaventa del costo se la qualità è buona, piuttosto e qui andrebbe aperto un altro ragionamento le società non dovrebbero fare cassa per la prima squadra con il vivaio. Prendersi i soldi delle quote e offrire poco qualità (allenatori principianti e senza alcuna base, attrezzatura scadente o mancante, ecc.) in qualche caso serve a far cassa per permettersi di pagare il riimborso spese al giocatore della prima squadra. E questo non è corretto.
Nel dibattito entra anche chi pensa sia giusto andare a vedere cosa fanno all’estero ed in particolare in Francia (che è reduce, giova ricordarlo, dalla vittoria nel mondiale), Inventare riforme assurde serve a poco , basterebbe copiare chi fa le cose fatte bene: questo è il piano alleducativo dei campioni del mondo: a livello giovanile ed in particolare di attività di base è obbligatoria la formazione , ma con moduli molto semplici (ex 16+16 h under 9+ under 11) cioè moduli fatti in un week end intensivo , presso un centro federale , senza barriere di punteggio in entrata , e con costi contenuti. Ti fai il modulo che serve e alleni la categoria di riferimento. Così riescono a fare formazione a pioggia probabilmente , raggiungendo tutti. Chi fosse interessato può andarloa vedere al link
https://www.fff.fr/fff/formations/educateurs-entraineurs
Davide Morselli, vice allenatore della Luparense con l’incarico specifico di match analist, posta su Facebook questa riflessione: Mi permetto di mettere in evidenza un ulteriore punto da risolvere: la figura del dirigente!! anche i dirigenti,responsabili e direttori sportivi dovrebbero fare i corsi per essere abilitati e acquisire le competenze di cui parlava Beppe e in seguito gli aggiornamenti e invece sono le figure che senza competenze (e a volte se non spesso)e senza i valori si permettono di muovere le fila delle società sportive di tutti i livelli!